prestitiofferte.com - Cerca le migliori Offerte di Prestiti e Finanziamenti

Data Pubblicazione: martedì 24 maggio 2016
in News
1/1
Richiesta dell'Austria per aumentare controlli al Brennero respinta dall'UE

La Commissione europea ha detto no alla richiesta fatta dall’Austria di intervenire, in deroga a quanto previsto dal trattato di Schengen, in misura preventiva con dei controlli sulla tanto discussa frontiera del Brennero.

A fare richiesta di maggiori controlli, tempi indietro, anche Berlino, che, ora, si schiera nuovamente dalla parte dell’Italia. Vienna, dopo aver rinunciato al muro, dovrà dire addio a ogni tipo di potere nei confronti dei migranti intenti ad attraversare il confine italiano verso quello austriaco, sperando che l’Italia, che ora si trova di nuovo “sotto attacco” con migliaia di arrivi, si dimostri in grado di tenere sotto controllo la situazione, mantenendo la parola data.

Giovedì 12 maggio il Consiglio UE si è riunito approvando la proposta della Commissione, secondo cui alcuni Paesi particolarmente coinvolti nella faccenda migranti (Germania, Austria, Svezia, Danimarca e Norvegia) hanno ricevuto il via libera di mantenere i controlli, solo sulle frontiere Schengen e quindi già presenti, per altri sei mesi.

Ma l’Austria e la Germania avevano richiesto che questi venissero applicati anche a nuove frontiere, come quella del Brennero, cosa che avrebbe impiegato, invece, allo stato attuale, un procedimento più complesso e che si sarebbe attenuto, comunque, al trattato di Schengen.

Vienna ha, però, dovuto rinunciare a ogni speranza rimasta di tenere lontani i migranti, con un “no” secco da parte della Commissione e del Consiglio europei. Questi hanno respinto la proposta perché non in linea con la nostra comunità e anche il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, è intervenuto dicendo che l’Austria dovrebbe aiutare l’Italia, invece di isolarsi con degli ulteriori controlli.

Il dato di fatto è che è l’Europa che dovrebbe fare di più per controllare il problema dei migranti, bisognerebbe lavorare di concerto e non affidarsi a soluzioni che, come in questo caso, minerebbero la base su cui si fonda proprio l’UE.

back to top