Lunedì 11 aprile nasce ufficialmente Atlante, chiamato così in onore del titano che da solo sorreggeva il cielo. Allo stesso modo, questo fondo monetario proverà a fare lo stesso con i nostri istituti bancari che si stanno dirigendo verso il collasso.
Può essere considerata come un’ultima opportunità alla quale aggrapparsi, che, ovviamente, non è illimitata. Ciò dovrebbe contribuire, oltre a mantenere in vita alcune banche in perdita, ad attrarre nuovi investitori, che potrebbero essere in grado di risollevare le entrate delle stesse e ristabilizzare l’economia.
Il fondo Atlante ha lo scopo di aiutare le banche in perdita, servendosi di fondi privati e concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Ci sarà un capitale di base che si aggira intorno ai 6-7 miliardi di euro. Sembra tanto, ma sono solo briciole in confronto alle sofferenze a cui dovranno far fronte alcuni istituti.
Sembra, infatti, che solo la metà o anche più andrà a Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Banco Popolare. La prima ha già richiesto quota 1,75 miliardi, mentre le altre due si aggirano sui 2 miliardi. Se i calcoli non sono errati, questo sogno potrebbe finire molto presto, a meno che non arrivino in soccorso dei super-investitori a far quadrare nuovamente i bilanci.
Anche se ci sono molte imperfezioni in questo sistema improvvisato, sembra essere stato l’unico modo per accontentare le banche, oltre che l’ultima spiaggia per evitare la loro chiusura definitiva.
Guai a pensare, però, che questo fondo, da solo, possa salvare la baracca. Considerando l’esiguità della somma, si tratta di una decisione che ha l’unico scopo di rimandare l’inevitabile, a meno che non avvenga un miracolo, ma, per il momento, era l’unica soluzione possibile.
Intanto, il Governo ha fatto sapere che sta accelerando sul recupero crediti, una decisione che potrebbe essere ben più efficace di questo fondo.